Turismo, perché manca il personale per hotel, bar e ristoranti

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Turismo: mancano camerieri, responsabili di sala, aiuto cuochi. Pubblici esercizi, c’è carenza di baristi. E mancano figure importanti in un po’ tutti i servizi legati all’ospitalità, ai bar e alla ristorazione.

Se però ci si limita a dare la colpa al reddito di cittadinanza – oppure ai sussidi propri di uno Stato che aiuta i più deboli – i casi sono due: non si conosce il problema; oppure si è in malafede.

Non vi è dubbio che le imprese del turismo e della ristorazione siano fra i pilastri dell’economia e del Made in Italy. Tuttavia, molta strada resta da fare per avere imprese turistiche e della ristorazione che meritino personale di qualità.

Se ci si riempie la bocca di termini come “sostenibilità”, “green”, “transizione energetica”, “attenzione all’ambiente”, allora bisogna dare sostanza a queste parole. E accettare che serve un cambio anche sociale – non solo linguistico o economico – nel settore terziario.

Turismo: le cause della carenza di personale

Come sappiamo, già a maggio 2022 sono stati stimati in oltre 380 mila gli addetti che mancano al turismo e ai pubblici esercizi.

Drammatica la situazione dei bar, con locali costretti a chiudere per carenza di personale.

Ci sono stati hotel e ristoranti chiamati a ridurre la propria attività, i tempi di apertura, i servizi forniti, perché non ci sono addetti a sufficienza.

Il primo imputato del processo alla carenza di personale è stato il “reddito di cittadinanza”. Una balla colossale. Può essere uno dei fattori che hanno contribuito a questa situazione. Non ne è invece la causa.

Le cause della carenza di personale sono più di una:

  • gli addetti, durante la pandemia, si sono ricollocati in altri ambiti, come la grande distribuzione e la logistica;
  • molti lavoratori stranieri, immigrati in Italia per lavori stagionali nel turismo e nei pubblici esercizi, sono rimasti nel loro Paese
  • turismo, bar e ristoranti non sono attrattivi come luoghi di lavoro

Quanto al reddito di cittadinanza e ai sussidi di tipo sociale – come l’indennità di disoccupazione – sono strumenti che hanno certo bisogno di una revisione.

Debbono servire a favorire il reinserimento o l’ingresso nel mondo del lavoro, non la disoccupazione cronica accompagnata da lavoretti “in nero”.

Scambiare, però, un sussidio sociale per la causa di un problema porta fuori strada. E rivela disonestà intellettuale.

Turismo Bar Ristorazione Pubblici Esercizi - personale lavoratori addetti - Photo 41370902 - Adeliepenguin Dreamstime

Perché ristorazione e turismo non attraggono addetti

Questa è la domanda cruciale: perché la ristorazione e il turismo non attraggono personale?

Se un lavoratore – come alcuni che conosco – della ristorazione e del turismo ha cambiato mestiere, durante il lockdown e le restrizioni per il Covid-19, è stato per un semplice motivo: aveva voglia e bisogno di lavorare.

Gli imprenditori del turismo, dei pubblici esercizi e della ristorazione si dovrebbero allora domandare: come mai Cristina anziché Giuseppe, che erano camerieri fidati o aiuti cuoco o addetti alle pulizie dell’hotel, non sono ritornati?

Qui il reddito di cittadinanza non c’entra: Cristina e Giuseppe lavorano altrove.

Hanno forse migliori orari? Di certo. Hanno una paga migliore? Non sempre. Si trovano in un ambiente dove stanno meglio? Di sicuro.

Come tornare ad attrarre i lavoratori che se ne sono andati? Migliorando la qualità del lavoro. Migliorando i turni e gli orari. Migliorando l’ambiente di lavoro. Magari pagando meglio con gli stipendi. E dando prospettive di medio periodo come sicurezza del lavoro.

Ho iniziato a fare il giornalista quando avevo 21 anni. Per decenni non ho saputo cosa fossero i weekend.

Per molti anni, sei giorni su sette, ho finito di lavorare a mezzanotte. Credo di saperne qualcosa sugli orari e i giorni di lavoro “scomodi”.

Perché ho accettato quel sacrificio? Perché al giornale L’Arena mi trovavo bene. Perché ero rispettato. Perché mi pagavano assai bene.

Mi hanno offerto, in due occasioni, un eguale stipendio (o forse anche più alto), migliori orari e giornate più rilassanti, rispetto al mio giornale. Avevo weekend e festività libere. Ho rifiutato, perché stavo bene dove stavo.

Come trovare personale di qualità

Credo – sulla base di ciò che conosco di questo mondo – che le imprese della ristorazione, del turismo e dei pubblici esercizi si debbano fare una serie di domande:

  • qual è l’atmosfera, qual è l’ambiente di lavoro che offro? Ho rispetto verso i miei lavoratori, a cominciare dalle donne?
  • quale prospettiva di lavoro offro? contratti di tre mesi e poi forse vedremo? oppure un giusto periodo a termine seguito, se tutto va bene, da un contratto a tempo indeterminato?
  • riesco a organizzare i turni in modo che i necessari sacrifici di orario e giornate festive di lavoro siano conciliabili con una buona qualità della vita privata dei miei collaboratori?
  • posso pagare meglio i miei dipendenti, magari formandoli in modo tale che la loro produttività dia più fatturato alla mia impresa e da qui vi siano le risorse per stipendi più alti?

Perché se la ristorazione, i bar e le imprese turistiche pensano di cavarsela con gli stipendi più alti, scaricando sullo Stato gli oneri sociali (previdenza, assistenza etc.), allora finiscono per essere parassiti tanto quanto quelli del reddito di cittadinanza che stigmatizzano.

Infine, un richiamo all’etica nella ristorazione e nel turismo è quanto mai essenziale.

Ho avuto fondata notizia di “fenomeni poco piacevoli” in più situazioni, anche e soprattutto in imprese di profilo medio e alto. Fenomeni connessi agli orari e ai ritmi impossibili da reggere; per non parlare di forme di nonnismo e di molestie.

Sono casi isolati? Non sempre. Evito di entrare in dettaglio, in questa sede: chi lavora nel settore, sa bene a cosa mi riferisco.

Credo, tuttavia, che sia importante costruire ed essere propositivi. Per questo la spinta etica – uno human centered tourism – è fondamentale. Turismo e ristorazione e pubblici esercizi sono chiamati a cambiare anche su questo aspetto.

È comunque una vergogna che i giornali mainstream stigmatizzino reddito di cittadinanza e sussidi sociali – come fa il Sole 24 Ore in un articolo di maggio 2022. E non si occupino in alcun modo di sentire la voce di chi, dopo aver lavorato nel turismo e nella ristorazione, è riuscito a scappare a gambe levate. 

Una fuga – basta leggere molte testimonianze – che dovrebbe far riflettere. E spingere per una sostenibilità turistica, della ristorazione e dei pubblici esercizi che sia anche di tipo sociale. Oltre che ambientale ed energetica.

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Ministero del Turismo e carenza di lavoratori in hotel, bar e ristoranti

“La carenza del personale è un grave problema del turismo e in molti casi sta limitando l’offerta”. Lo ha detto giorni, a inizio luglio 2022, il ministro Massimo Garavaglia a margine del Global Youth Tourism Summit organizzato dal ministero del Turismo con l’Unwto e l’Enit a Sorrento.

“Abbiamo”, ha spiegato Garavaglia, “alberghi che limitano il numero di camere perché non riescono a garantire il servizio, ristoranti aperti solo a pranzo o solo a cena, alberghi che non fanno ristorazione per niente. È oggettivamente un dramma,
bisognerà analizzare bene perché non c’è questo incrocio tra domanda e offerta”.

Ha poi proseguito il ministro Garavaglia: “Se hai il 10% di disoccupazione e ti mancano 350 mila lavoratori solo nel turismo, è evidente che qualcosa non quadra. Bisogna capire quali sono i fenomeni e capire a breve, medio e lungo termine cosa fare. L’anno venturo non possiamo ritrovarci in questa situazione”.

“La sfida vera”, ha sottolineato il ministro del Turismo, “è fare entrare più giovani nel mondo turismo, facciamo fatica a trovare giovani che vogliono lavorare nella ristorazione. Io lavoravo in un ristorante da giovane mentre studiavo. Bisogna capire come renderlo appetibile, sta diventando molto complicato rimaniamo senza lavoratori e non riusciamo a garantire l’offerta”.

Vogliamo trovare una soluzione? Ecco alcune proposte

Se vogliamo trovare – come auspica il ministro del Turismo – una soluzione, allora occorre sgomberare il campo dai pregiudizi, dalle false credenze e dalla malafede.

Carenza di personale l’aveva anche mio padre, titolare di un’autofficina, negli Anni Settanta, quando i giovani erano il doppio di adesso.

Sono nato nel 1957. Di fankazzisti ho sempre sentito parlare. Di giovani senza voglia di fare ce ne sono sempre stati. Ed è un dato storico che si mettano sempre sotto accusa i giovani, da parte degli adulti, prima di fare autocritica.

Ecco alcune proposte che ritengo siano fondamentali per trovare una soluzione alla carenza di personale in hotel, ristoranti e bar.

Alcune di queste proposte sono note e condivise. Altre le si ignora, ma ignorandole non si risolve il problema.

Le proposte per rendere attrattivo lo splendido mondo del turismo, della ristorazione e dei pubblici esercizi:

  • puntare sulla formazione, rendendo attrattive le scuole professionali che adesso sono le cenerentole del sistema scolastico italiano e che invece devono diventare uno dei pilastri della scuola;
  • puntare sulla formazione permanente del personale stabile e di chi (studenti, part-time, a tempo) spende solo una stagione della propria vita nel turismo o nella ristorazione o nei bar. Questo per far sì che un lavoro anche temporaneo sia comunque utile per la persona che lo interpreta;
  • migliorare le garanzie economiche e sociali di un giusto stipendio, tagliando le forme di sfruttamento;
  • incentivare contratti a lungo termine e a tempo indeterminato, in modo che i giovani abbiano prospettive di vita e di lavoro che vada oltre la precarietà;
  • favorire, quando e dove necessario, il lavoro di personale dall’estero (immigrazione per motivi di lavoro) che sia di arricchimento per tutti;
  • rendere efficiente il reddito di cittadinanza e i sussidi sociali, che da possibili strumenti di mera assistenza possono diventare un motore di sviluppo del lavoro e dell’inserimento professionale;
  • puntare sulla qualità e la sostenibilità del turismo, della ristorazione e dei pubblici esercizi. Dove la sostenibilità è anche di tipo sociale e umano: rispetto delle persone che lavorano, dei loro diritti e ambiente lavorativo accogliente

Bar, Ristoranti, Hotel - Turismo - Personale Lavoratori Addetti Camerieri Cuochi - Photo 154916712 David Tadevosian Dreamstime

Al Centro Studi Interculturali dell’Università di Verona, diretto da Agostino Portera, abbiamo un Master in Mediazione Interculturale, Comunicazione e Gestione dei Conflitti.

Due ambiti di cui ci occupiamo – oltre al sociale, al sanitario e ai media – sono quelli dell’insegnamento dell’Italiano come lingua seconda; e della comunicazione, mediazione e gestione dei conflitti nel mondo delle imprese.

Saper comunicare, saper mediare, saper gestire i conflitti è un modo – accanto a una buona conoscenza dell’italiano per il personale straniero – per migliorare il clima di un’impresa.

Quanti bravi lavoratori e lavoratrici ci sono scivolati via perché vi sono stati conflitti, fraintendimenti, incomprensioni?

Il mondo del turismo, della ristorazione e dei pubblici esercizi è un mondo meraviglioso perché – al di là dei prodotti di eccellenza – ha a che fare con la persona umana, con le sensibilità, l’anima e i sogni di tanta gente. I clienti e, certo, il personale.

La risposta alla carenza di personale in hotel, bar e ristoranti non può che essere una risposta totale. Una risposta di sistema. Una risposta centrata sulle persone.

Solo con qualità e sostenibilità – economiche, sociali, etiche, umani – è possibile far prosperare le imprese. Il caso di Luxottica e Del Vecchio, se mai dovesse servire richiamarlo, sono lì a dimostrarcelo. Oltre ogni ragionevole dubbio (e pregiudizio).

Maurizio Corte
corte.media

(Foto da Dreamstime. Tutti i diritti riservati)

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